sabato 20 ottobre 2012

Movimento d'occupazione: Friedrichshain dopo l'89


Liebig Strasse


All'indomani della caduta del muro si avvera il sogno di ogni squatter, a Friedrich shain rimangono vuoti interi edifici abbandonati dagli Ossi_abitanti di Berlino Est, scappati ad inseguire l'Ovest. Ben presto il quartiere inizia ad essere popolato da una colorata colonia di Hausbesetzer_ occupatori di case che qui si stabiliscono e costruiscono progetti sociali, collettivi, iniziative culturali.

120 gli edifici occupati nel quartiere, la Mainzer strasse diventa presto il simbolo della lotta per il diritto alla casa, occupata il 1 maggio del '90, a Novembre è teatro di una delle più aspre battaglie della storia moderna berlinese 4000 poliziotti si scontrano con 500 Hausbesetzer, barricate gas lacrimogeni e arresti selvaggi denotano l'evento come una vera e propria guerra civile.

Il movimento inizia con un'occupazione sulla Schonhauser Allee, quartiere di Prenzlauerberg, già nell'estate dell' 89, quindi prima della caduta del muro e delle grandi manifestazioni nell' Est. Questa occupazione viene rivendicata con striscioni e pubblicizzata solo dopo Die Wende_La Svolta, e segna l'avvio di vere e proprie ondate di occupazioni: una avvenuta tra Gennaio-Febbraio 90, l'altra verso Aprile. Durante queste ondate sono stati occupati 30-40 edifici per volta. Da allora non sono mai cessate, fino alla metà degli anni 90.


Inizialmente non c'è nessuna reazione da parte del governo, le occupazioni continuavano senza nessun problema. Poi parte dalle case occupate la proposta di iniziare una trattativa per ottenere dei contratti uguali per tutti. Si creano delle strutture associative di base, tra gruppi di case dello stesso quartiere, e ogni settimana si tiene un'assemblea generale di tutte le case occupate di Berlino Est. In merito alle proposte di trattativa per i contratti, l'organo di governo preposto, mostra inizialmente interesse e molti incontri si svolgono tra occupanti e funzionari, anche se questo l'interesse si dimostra ben presto fittizio; dopo i primi incontri in cui viene assicurata la disponibilità a costituire contratti e a fornire materiali e finanziamenti, il governo decide di rompere unilateralmente le trattative.

Berlino cambia radicalmente la sua politica riguardo alle occupazioni: da un falso disinteresse passa all'attacco. Lunedì 12 Novembre 90 iniziano le operazioni di sgombero a Lichtenberg e Prenzlauerberg. La stessa mattina la polizia ha tentato lo sgombero delle case occupate della Mainzer strasse

In questa strada c'erano 12 case occupate, una di fianco all'altra, su entrambi i lati, all'interno si sviluppano diversi progetti, anche con contenuti diversi: una casa era occupata solo da gay, che mettono in piedi un locale bar con antiquariato di libri di movimento e di politica in generale, un'altra era occupata solo da lesbiche,e ancora: locali per l'informazione, politicizzati, vendita di magliette, bevande e generi alimentari, nel quartiere ci sono ancora pochi negozi e comunque non aperti la sera, una cooperativa di diffusione dei prodotti delle ex-comunità agricole della ex-DDR. Un parco giochi con costruzioni in legno per i più piccoli, si organizzano feste di strada, concerti e dibattiti. Viene messa in funzione una cucina popolare aperta ogni sera dove a con circa 2.000 lire gli abitanti del quartiere possono mangiare, attività tutt'ora in uso, in sintesi una visione del vivere comune, alla quale tutti i nuovi residenti di Friedrichshain partecipano attivamente con il loro contributo.

Fino a quando, le autorità dell'allora ancora divisa Berlino Est decidono di usare la cosiddetta 'Berliner Linie' una politica praticata da Berlino Ovest dall' 81, secondo la quale, le case già occupate vengono tollerate mentre le nuove occupazioni sono contrastate e gli sgomberi resi operativi entro 24 ore. Sposata questa linea politica dalle autorità orientali il passaggio allo sgombero di 12 edifici nella Mainzer è breve. Il 12 novembre vengono sgomberate le prime tre case e gli occupanti cominciano a barricarsi, chiudendosi dentro le case e preparando vere e proprie barricate per strada. La battaglia esplode due giorni dopo: migliaia di poliziotti, blindati, elicotteri ed idranti superano a fatica le barricate, bombe molotov ed una pioggia di oggetti d'ogni genere lanciati dalle finestre sugli agenti. Alla fine la Mainzer viene sgomberata, gli arrestati furono circa 300., e per molti giorni il quartiere rimane militarizzato. 

Dopo la guerriglia a Friedrichshain, la maggior parte delle case occupate viene 'legalizzata', gli abitanti ed i proprietari inizano a dialogare, si trovano formule di contratti di affitto e si ristabilisce un equilibrio. Attraverso il principio dell' autogestione i cittadini partecipano attivamente alla ristrutturazione degli edifici prestando manodopera e finanziando parzialmente i lavori, il Senato fa il suo, mette a disposizione circa 13 milioni di euro per promuovere queste iniziative e trovare al tempo stesso una soluzione rapida ed economica allo sfacelo architettonico degli ex quartieri centrali di Berlino Est.

Nascono moltissime iniziative cittadine e associazioni per coordinare i lavori, sembra che ognuno abbia trovato un suo ruolo e una sua collocazione, ma è solo un equilibrio apparente. Il vento cambia da lì a poco, con l'Einigungsvertrag_ contratto di unificazione che introduce il principio di restituzione degli edifici ai proprietari originari, espropiati dalla statalizzazione del patrimonio immobiliare attuata nella DDR. Questa decisione crea un enorme caos nella definizione delle proprietà e lascia ampio spazio agli investitori di inserirsi selvaggiamente nel mercato immobiliare berlinese.

Dopo l' ondata di occupazioni del 90, gli edifici vengono man mano, con violenti scontri, sgomberati, successivamente risanati e riaffittati seguendo i programmi di organizzazione autonoma finanziati dallo stato. In questo modo, molti gruppi comunitari riescono a mantenere non solo i propri spazi, ma anche a portare avanti i progetti sociali e culturali, questo almeno fino a 2 anni fa! Ora che alcune delle occupazioni sono state legalizzate, la Rigaer strasse, una delle strade che fino a qualche anno fa era costitutita quasi interamente da case occupate, non è ancora totalmente scaduta nel residenzialismo rimodernato, ci accoglie con le sue facciate colorate e fantasiose, ma la delusione è tanta.

Il caso del Liebig 14, l'ultimo sgombero plateale, Febbraio 2011, ci dimostra come il desiderio da parte del Senato di mantenere gli accordi presi, sia sfumato a favore delle esigenze degli investitori, che vedono in questa area di Friedrichshain un ottima fonte di guadagno. Con tanto di panzer e idranti arrivati da tutta la Germania e fanfara al seguito, viene messo in piedi il solito gioco del gatto che rincorre il topo, dopo 2 giorni di assedio ad una casa dove vivono anche famiglie con bambini, e nonostante la città tutta abbia cercato di impedire lo sgombero del Liebig 14, riprendono possesso dell'immobile.

Con la fine del principio di autogestione e la privatizzazione di gran parte degli immobili termina un'importante e storica fase per Berlino. Ora, aldilà delle scelte economiche del Senato e dello schieramento politico personale, quello che davvero ci interessa sottolineare è la capacità dei nuovi pionieri urbani di intraprendere vie diverse e sperimentali del vivere comunitario, l'autogestione degli spazi e la partecipazione alla ricostruzione di una parte di Città, che danno nuova vita ad aree senza identità, qualità che senza dubbio va attribuita ai Berlinesi.

Sgombero del Liebig 14

Foto Dario Jacopo Laganà www.norte.it



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