lunedì 7 luglio 2014

Le Corbusierhaus ovvero la macchina per vivere

Le Corbusierhaus

Le Corbusierhaus, chiamata anche Wohnmaschine (macchina per vivere) è la proposta edilizia con cui Le Corbusier partecipa all’Esposizione Internazionale per l’Edilizia, Internationale Bauausstellung Berlin, del 1957. Nel 1953 in occasione dell’Interbau, vengono progettati diversi edifici nuovi con lo scopo di sopperire all’esigenza di alloggi che si era venuta a creare nel dopoguerra. Architetti internazionali, del calibro di Oscar Niemeyer, Alvar Aalto e Walter Gropius vengono chiamati a partecipare alla ricostruzione del nuovo quartiere Hansaviertel.
Nel progetto venne coinvolto anche l’architetto svizzero Le Corbusier, che aveva precedentemente portato a termine in Francia tre Unités d’habitation (unità abitative) e che per l’occasione realizzò il progetto della nuova “Unité d’habitation, typ Berlin” in stile berlinese. Per le sue enormi dimensioni il progetto venne realizzato nei pressi dello Stadio Olimpico, lontano dall’area dell’Hansaviertel. Il soprannome non tarda ad arrivare, conosciuto anche come Wohndampfer (Abitazione a vapore) l’edificio ricorda in effetti un grande transatlantico arenato nel terreno.


Concepita come unità autonoma e autosufficiente, con 530 cellule abitative per circa 1.800 abitanti, il gigantesco blocco in cemento armato, lungo 142 metri, è sollevato dal terreno da enormi coppie di piloni cavi; questi imponenti pilastri non hanno alla base le forme plastiche e scultoree previste, ma sono realizzati con forme semplificate rispetto al progetto originale. Al piano terra si collocano una serie di servizi comuni: un grande magazzino, la lavanderia adoperata anche come cinema e la sala condominiale, dove oggi vengono allestite diverse esposizioni.
Dal punto di vista formale si presenta come un enorme prisma lineare, le superfici appaiono mosse e alternate dal trattamento multicolore, lo studio dei colori, sui terrazzini e negli interni, vede la collaborazione del pittore-architetto Afonso.
Sulla facciata nord, dove il muro è privo di finestre per meglio resistere al freddo, ci sono dei bassorilievi che rappresentano il “modulor”, una scala di proporzioni basate sulle misure dell’uomo, inventata dall’architetto.
Questa “città verticale” è percorsa internamente da 10 lunghe strade-corridoio, che oggi hanno semplice funzione di distribuzione agli appartamenti ma che avrebbero dovuto integrarsi ad attrezzature commerciali e di servizio mai realizzate.
La fase esecutiva, avviene senza il controllo diretto di Le Corbusier, le attrezzature collettive previste nel progetto sul tetto piano: piscina, solarium, asilo-nido e palestre, non verranno portate a  termine, il che snatura le finalità della proposta progettuale che aveva come obbiettivo principale l’aggregazione sociale.
Dal ‘79, i 530 appartamenti in affitto vengono venduti, il giornalista di architettura Benedikt Hotze, acquista il suo nel 2011, con l’idea di ripristinare l’appartamento nella sua versione originale, che, dopo tre mesi di trasformazioni, torna ad essere una casa degli anni ’50 e utilizzato oggi come galleria per eventi speciali.
In occasione del 50esimo anniversario dell’Interbau, nel 2007, viene avviato un piano di conservazione per salvaguardare l’edificio mediante il quale vengono ripristinati i colori originari delle finestre e dei balconi.
La Förderverein Corbusierhaus Berlin e. V. (Associazione Amici della Corbusier House) fondata nel 2004, che nasce con lo scopo di gestire la tutela dell’edificio, organizza eventi a carattere culturale e artistico. Per gli appassionati di architettura è possibile effettuare delle visite guidate agli edifici e al parco, durante le quali non mancano le informazioni sulla storia dell’edificio e sulla sua realizzazione.
Ricerche e foto a cura di Berlino Explorer

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